Planet 4 You

Le nuvole limitano solo il tuo sguardo, non i tuoi sogni

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Magari è solo questione di…

Ci sono cose che richiedono del tempo per sedimentarsi e altre le facciamo senza pensarci.

Ci vuole del tempo, magari anche coraggio, per decidere qualcosa che potrebbe cambiare la tua vita e se questo qualcosa coinvolge anche gli altri, allora i tempi e lo spazio si dilatano.

C’è un periodo della vita in cui la tua unica responsabilità è gioire e non pensare, poi arriva quel periodo in cui ogni responsabilità “sembra” che sia tua, dove ogni evento “sembra” che dipenda da te, dove il futuro degli altri “sembra” legato ad ogni tua decisione e tutto quello che vorresti fare, ma del quale non hai certezze, si allontana e ti confonde.

Insomma, c’è un periodo in cui non sai cosa sia la responsabilità ed uno in cui ti schiaccia.

E quindi capisco chi arriva ad un certo punto e non riesce più ad avanzare, pensando a quello che potrebbe succedere se sbagliasse anche una singola valutazione e gioisco di coloro che con coraggio o incoscienza, si avventurano ovunque senza domande e pensieri.

Che sia un amore che è finito e da lasciare, che sia uno da abbracciare che teniamo nascosto nel cuore da troppo, che sia la professione che non senti più tua o non più all’altezza dei tuoi sogni, sta di fatto che arriva un momento in cui senti di dover agire, ma non lo fai.

E’ come se tu rimbalzassi su un materasso, cercando delle scuse per convincerti che stai sbagliando, ma dopo pochi giorni ti ritrovi lì, nello stesso punto facendoti le stesse domande.

E’ come un tarlo che scava nel tuo animo e non ti lascia, che affonda nei tuoi dubbi e nelle tue perplessità e se anche cerchi di allontanarlo da te, non ci riesci.

Poi ti capita di leggere un pensiero del Dalai Lama che dice:

Quello che mi sorprende degli uomini è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.

E capisci di non saper pensare al domani e ti chiudi a riflettere.

Beh, a me queste parole hanno fatto molto riflettere e alla fine mi sono alzato con una convinzione: magari è solo questione di tempo, ma magari quel tempo è finito.

Sorrido all’oggi, del domani me ne occuperò… domani.

Così. Per dire. CJJ

Giorni e giorni…

Passo lunghi periodi senza scrivere, poi capita come in queste settimane dove scriverei sempre, anche più volte al giorno.

Ci sono momenti in cui Planet è laggiù, da qualche parte, e momenti in cui apro il pc e sento il bisogno di scrivere.

Qualcuno, tanto tempo fa, mi disse che scrivevo solo in certe condizioni, non quando si allineano sette pianeti sigh, ma quando mi accadeva qualcosa che mi colpiva o quando avevo l’animo in subbuglio.

Altri mi hanno detto che scrivo per gestirmi, non so con quale effetto sigh.

In realtà non saprei dirlo nemmeno io perchè lo faccio, ma so che c’è un momento in cui ho bisogno di farlo e lo faccio; dopotutto Planet è per me no?

Ed allora eccomi qui, poche ore dopo l’ultimo post, a scrivere sul significato del vivere la giornata.

Si, perchè ieri parlando di me ho usato parole e frasi che poco appartengono al mio io, ho usato frasi che si allontanano dal futuro e si concentrano sul presente.

Chi mi conosce (qualcuno ci sarà?) dovrebbe sapere che tutto quello che non posso prevedere o programmare mi agita e quindi abbandomarmi al quotidiano, non solo è strano ma illogico.

Eppure è così, quando pensavo di aver consolidato il mio mondo e di poter trascorrere il resto del tempo, cavalcando il passato, mi sono ritrovato a riprogrammare la mia vita, a rivederla così tanto da non aver più idea di quale sia o sarà il mio futuro.

So che fa ridere, sigh, ma è come se fossi un adolescente che guardando avanti si è reso conto che escludendo la possibilità di fare il Papa (quanto mi piaceva), l’astronauta o la ballerina (sigh) si chiede “ma cosa farò da grande?”

Si, mi sento come se avessi 17 anni, prossimo al diploma e con il dubbio se studiare (cosa) o andare a lavorare (trovarlo un posto).

Cosa sia successo? Beh almeno quello lo so (bravo)! mi sono protetto dalle forze brute della natura (mai e poi mai mi avrete…sigh) sottovalutando il suo soffio impercettibile. E’ stato lui che giorno dopo giorno, ha scavato nelle mie certezze e convinzioni, portandomi un giorno, di qualche settimana fa a chiedermi per l’ennesima volta “cosa sarà di me un domani”

Ho imparato (forse esagero, dovrei dire sto imparando) che l’imprevisto fa parte del quotidiano e del domani, ho imparato che sono gli svincoli imprevisti della vita che la colorano e la rendono stupenda, ho imparato che non possiamo bastarci e che c’è sempre qualcuno (magari per ora si è nascosto bene e non si vede) che guardandoti può sconvolgerti la vita.

Ed allora si, proverò a vincere anche questa mia ultima paura, l’imprevisto, proverò a muoevrmi con maestria nel quotidiano e se non mi riuscirà, ti guarderò e mi domanderò cosa di nuovo mi prospetterai.

Non sono mai stato bravo a volermi bene e credetemi (se qualcuno leggerà questo post) alla fine il bene altrui passa anche dal vostro; se state male con voi stessi non potrete stare bene con gli altri.

Lasciate che il sole sorga, lasciate che le nuvole diventino nere e che piova su di voi, lasciate che tutto accada perchè arriverà un giorno in cui vi mancherà anche il rumore di un tuono lassù.

così. per dire. CJJ

ps per oggi basta e chissà, magari ci rivedremo tra un mese sigh

Ma io dico…

Con il passare del tempo si diventa sempre meno disponibili a capire e ad accettare. Forse perchè se ne sono passate tante, forse perchè la pazienza inizia a scemare, forse perchè l’esperienza ci ha insegnato a scindere le cose o, forse, perchè la vita c’ha talmente rotto le palle, che ogni variabile sul “tema” ci disturba.

Rimane il fatto che più si cresce e meno si riesce a sopportare l’altrui persona, meno si riesce a stare in silenzio e meno si è capaci di fingere indifferenza.

Poi ti guardi intorno e pensi che escludendo i primi anni, dove nemmeno sai chi eri e che facevi, se escludi il tempo degli studi, dove i problemi più grandi erano racchiusi tra voti, moto, donne, calcio e P..o, ti rendi conto che non hai fatto altro che lavorare, condividendo il tuo tempo, i tuoi dolori e le tue gioie con persone che non hai scelto, che non hai voluto, che alla fine ti erano estranee.

Succede così che volente o meno, chi ti vive nelle migliori ore del giorno e nei migliori anni della vita, siano proprio questi perfetti sconosciuti che, giorno dopo giorno, diventano conosciuti.

Da lì partono equilibri fini e mutevoli, meccanismi che ti portano a vivere per sopravvivere, che ti portano a isolarti per non arrabbiarti, che ti portano a esternare per condividere, che ti portano a chiuderti per non urlare.

Equilibri così delicati che stentano a radicarsi, che difficilmente si trasformano in amicizie, che raramente creano legami veri, tanto che spesso capita di sentir dire “non dobbiamo essere amici, siamo qui solo per lavorare”.

Ed è su questo che oggi voglio soffermarmi, sul senso del lavoro e del tempo che regaliamo. Si sul tempo che nessuno può comprare ma che tutti possono usare, un tempo che non ha prezzo, ma che ti viene regalato, un tempo che scorre ma che non può essere ripreso, un tempo che sprechiamo con gli altri e non con chi vorremo, un tempo che pieghiamo ai sentimenti perchè non possiamo fare altro.

Che senso ha vivere per sopravvivere?

Che senso ha vivere per lavorare, perdendoci così la gioia di condividere quanto di bello abbiamo con chi amiamo?

Che senso ha ritrovarsi vecchi, senza forze ed energie?

Che senso ha, condividere spazi e tepo, con chi non capiamo più o non riusciamo a farci capire?

Che senso ha lamentarsi sempre, perchè non ci riesce agire?

Eppure è così, perchè conosco così tante persone che non amano fare quello che fanno, persone che subiscono il lavoro, invece di donarsi al lavoro, persone che si sentono sfruttate e persone che si fanno sfruttare, persone che piangono pur avendo e persone che vorrebbero avere e senza dignità si piegano.

Si, lo strumento che ci regala l’illusione di gestire il tempo, il vile denaro, ottenuto da un più o meno soddisfacente lavoro, è quanto di più inconcepile che abbiamo fatto.

Vivere ore e ore nel silenzio, perchè… oramai è così, vivere in muri di cemento, perchè…. oramai è così, vivere umiliazioni e incomprensioni, perchè…oramai è così, che senso ti da alla vita?

Che senso ha vivere cercando la libertà, o rimpiangendola, ma non aver la forza di “donartela”?

Che senso ha vivere la libertà e l’illusione di non “aver padroni” quando rimpiangiamo il non potersi ammalare?

Insomma, chi nasce libero sente il peso della solitudine e chi nasce “legato” sente il profumo della libertà, ma tutti e due non sono soddisfatti perchè questa vita, in un modo o nell’altro ha comprato ogni parte del tuo mondo.

Rimangono attimi, piccoli istanti, in cui ci si libera di questi faticosi fardelli, piccoli attimi in cui si sorride senza pensare, piccoli attimi in cui il mondo è poco importante, ma sono troppo pochi, davvero troppo pochi.

Ed allora pensate bene a quello che fate nella vostra vita, pensate bene se merita continuare a provare o prova a cambiare, pensate bene a chi avete intorno perchè oggi ci siete, domani chissà? pensate bene a cosa provate, perchè reprimere non serve a nulla, ma nemmeno esternare se non siete visti, pensate bene a chi amate e se lo amate davvero, pensate bene se vale la pena attendere soffrendo o se fosse meglio accettare che vi siete sbagliati, pensate bene se sia giusto stare in una stanza in silenzio con qualcuno, ma in silenzio perchè oramai siete lontani, pensate bene se quella musica che ascoltate, non è l’unico compagno che vi è rimasto, pensate bene a coloro che si dicono amici e se li considerate tali anche voi, insomma, considerate bene ogni singolo aspetto della vita, ma fatelo seriamente, perchè ogni istante che scorrerete immersi nei pensieri, vi toglierete forze ed energie, vi toglierete sorrisi e futuro, vi negherete il diritto di vivere.

Ma io dico… questa è vita?

Ma io dico… questa è la vita che vi eravate prefissi?

Ma io dico… questo è ciò che vi rasserena?

Ma io dico… ne vale la pena?

Smettete di lamentarvi di tutto senza cambiar nulla ed iniziate a fare di tutto per cambiare qualcosa e chissà, magari quel “ma io dico…” vi uscirà una volta in meno dalla bocca.

C’è un tempo per sognare, uno per pensare, uno per agire, uno per piangere ed uno per …. mandare in culo quello che vi fa male.

così. per dire. CJJ

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