Era una mattina qualunque, una di quelle dove le cose procedevano senza un preciso motivo, una di quelle dove le differenze sembravano ancora più evidenti, dove, come succedeva oramai ogni giorno, si domandava perchè a lui, una di quelle dove il silenzio era più rumoroso del solito, una di quelle dove vorrebbe essere stato altrove, ma era lì, quando una vibrazione distolse i suoi pensieri.

“Devo parlare con voi…”

Lesse e rilesse quelle parole, cercando una risposta che non c’era, un qualcosa che non gli facesse pensare al peggio, qualcosa che gli desse qualche certezza, ma non c’era, non c’era altro.

In quell’attimo mille pensieri scorsero nella sua mente, mille presagi e mille paure “Devo parlare con voi…”

Leggeva e rileggeva quel messaggio, camminando.

Avrebbe dovuto aspettare tanto, prima di capire cosa volesse dirgli quella persona e lui attese silente, perchè altro non poteva fare.

“Mi voglio presentare a voi…” disse quella persona quando tutti le furono davanti.

Una ventina di minuti, forse qualcuno in più, trascorsi voltandogli le spalle perchè sentiva che le loro anime erano in conflitto, perchè sapeva che il suo sguardo era la cosa più difficile per lei da vedere.

Con un lapis consumato disegnava su un foglietto consunto cercando di non ascoltare, perchè non gli piaceva quello che sentiva, perchè non lo capiva o perchè aveva paura che quel giorno sarebbe arrivato.

Disegnava frecce, filamenti che si incrociavano con un moto infinito, montagne e sagome, pur di non assecondare quei discorsi; troppo diversi da chi era, ma soprattutto troppo lontani da quello che si era immaginato. “Devo parlare con voi”

Lei aveva bisogno di dirlo, dal pianto era passata alla felcità di esserci riuscita, ma lui continuava a non capire ed attese la fine di quelle parole fremendo per andarsene. Si alzò e senza ringraziare, ma con il vuoto nel cuore, si diresse alla porta ed uscì.

“Devo parlare con voi…”

Nessuna delle cose che aveva provato a non ascoltare gli era rimasta nel cuore, ma tutte lo avevano obbligato a guardarsi ancor più dentro.

Ripercorreva il suo tempo, le sue esperienze e le sue paure, le sue emozioni e le sue desolazioni e non capiva come mai una persona così “alta”, una persona così “sensibile”, o che si riteneva tale, non avesse visto quanto quel bambino avesse sofferto.

E capì come mai non era mai stato bambino, capì come mai per lui le emozioni erano troppo veloci da vivere e lontane da ricordare, capì come mai aveva sempre navigato nell’equilibro della vita e cercato di essere visto.

Capì come mai nulla aveva fatto per sè, ma solo perchè gli altri lo vedessero, capì quanto aveva sbagliato a donare sorrisi, sperando che un giorno qualcuno li donasse a lui.

Capì che la musica era l’unica cosa che lo rassicurava, che il mare l’unica cosa che gli fermava i pensieri e la solitudine, l’unica cosa che gli dava serenità.

Ascoltando quella persona, si era reso conto che la sua vita era come una scalinata dove dei pianerottoli gli avevano fatto cambiare direzione e, di conseguenza, perdere il passato. Si era reso conto che era basta un attimo, un solo secondo o una sola parola per dare certezze ai dubbi che aveva, che era bastato una lacrima per capire come mai la sua vita era sta così complessa.

Ascoltando quella persona si rese conto che ogni scelta che aveva fatto si era basata sul “non scegliere” per non deludere, ed ora che tutto gli era chiaro, si era reso conto di aver buttato via la sua vita per una vita celeste, di aver elemosinato affetto senza riceverlo, perchè mai glielo avrebbe potuto dare, di aver creduto negli altri e non in sé.

Non era arrabbiato e non era nemmeno turbato, perchè alla fine dei conti era stato lui a non volere. Non aveva nulla da rimproverargli, perchè era stato lui a scegliere di cambiare. Non aveva nulla da recriminare al mondo, perchè tutto quello che gli era successo non dipendeva da nessuno se non da lui.

Quante domande riempirono la sua mente e quanti dubbi lo pervasero, quante delusioni affiorarono e quanti rimorsi lo colpirono.

“Devo parlare con voi…”

Passarono i giorni, gli anni e le stagioni, ma quel senso di sconfitta non lo abbandonò mai.

Quelle due anime non si incontrarono più, non ce ne sarebbe stato bisogno e un incontro che avrebbe dovuto unirle o quantomeno avvicinarle, tracciò un confine insuperabile.

C’è un tempo per piangere ed uno per sorridere. C’è un tempo per piantare un albero ed uno per goderne l’ombra. C’è un tempo per tutto, ma non per dimenticare.

Ogni volta che credete di far del bene a qualcuno, domandatevi se davvero lo fate, perchè non dovete essere voi a dirlo ma lui a vederlo e capirlo.

Ogni volta che guardate il cielo e pensate di toccare le stelle, perchè le conoscete una ad una, domandatevi se conoscete quel germoglio così vicino al vostro piede.

Ogni volta che pensate di essere qualcosa di grande, domandatevi se avete fatto qualcosa di giusto.

Ogni volta che una lacrima vi scende in faccia, domandatevi quante ne avete fatte scendere voi.

Ogni volta che… “Devo parlare con voi…” domandatevi voi chi siete.

“Mi presento…” Fu l’inizio di una fine non scontata.

così. per dire. CJJ

Il silenzio che si vive la mattina, non è nulla se confrontato al silenzio di un cuore triste