Fermo davanti alla porta. Andava aperta. Lo sapeva. Lo fece.

Davanti a sè dieci, cento o forse mille scalini. Tutti uguali, tutti della stessa altezza, tutti dello stesso colore.

Dietro il passato con altrettanti dieci, cento o mille scalini. Tutti uguali, tutti della stessa altezza, tutti dello stesso colore.

Chiudere la porta e tornare indietro, oppure spalancarla e continuare avanti.

Sperava ci fosse altro la dietro, magari una sala con un bel divano sul quale adagiarsi o magari un grande campo verde e fiorito, perchè no un mare con la sua spiaggia, i gabbiani ed il rumore delle onde che si infrangono.

Invece no, scalini, altri scalini.

Questa porta allora cosa indicherà? Cosa signiicherà? Perchè il creatore del conosciuto l’avrà posta lì?

Un leggero sibilo di note in diesis, qualche fa, qualche mi, poi un rintocco di piccole campanelle. Si voltò, non erano dietro.

Si voltò, nn erano avanti.

Si avvicinò a quella porta. Venivano da lì, a lì dentro. si avviciò on la faccia quasi a toccarla con un orecchio quando senti che non c’era solidità dietro, tranne che per la maniglia.

Si avvicinò ancora rendendosi conto che quella porta potev essere vissuta. senza oltrepassarla o lasciarla. Vi guardò dentro e vide un pianoforte, il suo mare e le cose che lo rendevano felice.

Tornò fuori, si voltò e guardò il passato. Quella città oramai vecchia, quelle persone oramai insignficanti, quel mondo che aveva amato ma che non gli apparteneva più.

Guardò gli scalini che salivano senza vederne la fine.

Fu allora che difronte a queste scelte, il passato e l’ignoto, preferì i sogni.

Chiuse gli occhi, lasciò lo zaino pieno di pesanti sassi davanti alla porta ed entrò.

Non ci fu un tempo, non ci fu nemmeno lo spazio, ci fu solo la gioia di essere lì, ovunque fosse.

La vita è troppo brebe per regalarla a ipocriti furbacchiotti.

La vita è troppo incasinata per incasiarla ancor di più.

La vita è troppo difficile per renderla impossibile

Decise di viverla dentro ad una porta, tra mare, gabbiani, sabbia e sogni. Il prima ed il dopo, non erano altro che pagine sbiadite di un libr vecchio.

Quelli scalini, tutti uguali e dello stesso colore, erano stati necessari per arrivar fino a lì. Se non avesse sofferto, pianto e rimuginato, non avrebbe trovato quella porta. Se non avesse trovato quella porta non avrebbe trovato quei nuovi scalini. Se non avesse sentito quelle note, non si sarebbe innamorato di quel sogno.

Visse poco per qunto sperava, ma visse tanto per come poteva. Non si perse nei menadri del confronto, donandosi solo alla ricerca dell’IO.

così. per dire. CJJ