Erano insieme da anni, da sempre verrebbe da dire.
Avevano superato colline e montagne, paludi e foreste, animali feroci e sconosciuti e lo avevano fatto sempre insieme, sempre per mano, sempre pensando al bene dell’altro, prima del proprio.
Avevano imparato a capirsi senza parlare, senza aver bisogno di confrontarsi, senza aver bisogno di chiedere “aiuto”, perchè erano due persone, ma alla fine facce di una stessa medaglia.
Una cosa bella, unica, magnifica, una cosa che li aveva accompagnati per il mondo, alla scoperta di quanto di più bello esistesse: loro stessi.
Una unicità così grande da illuminare quello che li circondava, una unicità così vera da renderli indivisibili, una cosa fantastica se non fosse stato che avevano sottovalutato un pezzo di loro, la parte umana e terrena.
Non avevano previsto che l’uomo nasconde, che l’uomo per necessità è cannibale e bugiardo, che per sopravvivenza sceglie e non sempre sceglie l’altro.
Fu così che dal nulla, dal nulla più assoluto, un giorno lui la guardò, si guardarono e alla frase di lei “Ti aspetto”, lui rispose “Ma per andare dove?”
Non sottovalutate mai le piccole cose, date sempre il giusto peso a tutto e cercate di capire quello che accade.
Non decidete per gli altri i tempi giusti per dire o per andare, fatelo e basta.
Magari una lacrima scesa oggi, sarà meno dolorosa di un “addio” detto domani.
così. per dire. CJJ
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