Si avvicinò lentamente all’unica cosa che davvero lo calmava.

Si mise a sedere, si tolse gli occhiali e chiudendo gli occhi si mise a sfiorare ogni singolo tasto del suo pianoforte.

Non c’erano occhi, non c’era dialogo, non c’erano parole e nemmeno panorami che potevano calmarlo quando i pensieri gli affollavano la mente. C’era solo lui e quelle consunte pagine a rassicurarlo.

Conosceva a memoria ogni singola nota scritta in quel foglio, non aveva certo bisogno di guardarle o seguirle per iniziare.

Non aveva bisogno di nulla, nulla più che di sentire le note volare nell’aria e le sue dita muoversi lentamente premendo con vigore e gentilezza quei rudi tasti.

Era così, solo così, che riusciva a liberarsi delle cose che rimbalzavano nella sua mente, da tutto quello che lo attanagliava.

Una melodia per un pensiero.

Sapeva che gli sarebbe bastato un sospiro per poi lasciarsi andare.

Gli sarebbe bastato davvero poco per allontanarsi dal mondo che lo circondava, isolandosi da tutto, soprattutto da sé stesso.

E così, inspirò profondamente, alzò la mano destra, piegò l’indice verso il basso e nota dopo nota, accompagnando con il capo la melodia, iniziò a sentirsi vivo e sereno.

Una serenità che si sarebbe fatta spazio a suon di sol e di diesis, una serenità che con forza avrebbe affermato la bellezza di amare, che la distanza non può dividere e che se anche la vita è indecifrabile e indefinita, merita sempre viverla.

E fu così, che aiutato dalla melodia affrontò anche la consapevolezza che quelle parole così dure, ma così semplici, erano segno di maturità e non di tristezza.

E fu così che riallineò le stelle e le comete, che rimise ogni singolo atomo al suo posto e accettò quello che molte ore prima lo aveva colpito.

“Se non vedessi il domani, potrò dire di aver vissuto ogni oggi, al massimo delle mie forze.”

Si soffermò un secondo, pensando se c’è un’età per diventare grandi.

Socchiuse nuovamente gli occhi e con un sorriso, si rispose suonando la sua canzone.

così. per dire. CJJ