Ero seduto su un autobus, uno dei tanti autobus che percorrevano le strade dei nostri posti. Qualcuno leggeva un libro, altri guardavano il cellulare, qualcuno distratto osservava il panorama ed altri, casualmente nei posti in fondo, che dormivano.

Tutte le loro vite, tutte, erano legate alla sola persona che conduceva quel mezzo, il conducente, senza dargli alcun peso; da solo e in silenzio (che bello il cartello “vietato parlare al conducente”), portava sulle sue spalle il futuro di ognuno di loro.

Mentre guidava, ed io osservavo, sentii rallentare il mezzo, il classico rumori della freccia e, lentamente, l’autobus si fermò.

Guardai intorno a me, tutti ci guardammo intorno (ovviamente non chi dormiva), non eravamo arrivati a destinazione, quindi?

il conducente si alzò, ci guardò e con calma esclamò: “Basta, sono stanco, non guido più, ora devo e voglio (non so quale delle due fosse la cosa più importante per lui) riposare ed essere guidato. Aprì la portiera, uscì e svanì dai nostri occhi.

Ci guardammo, in silenzio, “ed ora?” pensai tra me.

Qualcuno borbottava in silenzio, qualcuno provava a chiamare amici o parenti, ma dove eravamo il telefono non fuzionava, qualcuno continuava a dormire, beato lui, ma nessuno, assolutamente nessuno, pensò all’unica cosa che era da fare: “guidare”.

Scesi, mi guardai intorno, eravamo ai piedi di un’altura, davanti a noi un prato con una strada sterrata che si inerpicava; “sarà andato lassù?” pensai tra me, cercando con gli occhi il conducente.

Volevo provare a seguirlo, a convincerlo a tornare a guidare l’autobus, ma mentre ci riflettevo iniziò a piovere e il riverbero del sole sulle gocce della pioggia, mi nascose quel sentiero. Solo luce, tanta luce che si rifletteva sull’erba bagnata. Non sapevo dove andare.

Rimanemmo tutti lì, ad aspettare qualcuno che non tornò, lamentandoci ed imprecando, senza però capire che arriva un punto in cui la vita deve essere presa per mano, senza capire che arriva sempre il momento in cui non c’è più qualcuno che ci condurrà ovunque, ma che dobbiamo farlo da soli.

Ma come dice un detto: un uomo che ha camminato una vita farà un figlio che userà la bicicletta, un uomo che sarà sempre andato in biciclett farà un figlio che andrà in moto, un uomo che andrà sempre in moto farà un figlio che andrà in auto, un uomo che andrà sempre in auto, farà un figlio…. che penserà solo di guidare l’auto.

Nessuno di noi lo capì, era molto più facile lamentarsi o fingere di non vedere e capire.

così. per dire. CJJ

ps. Arriva un momento in cui bisogna fare i conti con le proprie potenzialità; prima arriva e meglio è.