Non era facile pensare a quel giorno, non lo era mai stato.

C’erano giorni in cui riusciva a tenere lontano da sè ogni ricordo, ma c’erano anche momenti in cui il rivivere quelle emozioni lo stressava.

Lo potevi vedere sicuro e convinto, ma anche solo e isolato, rigido e fermo, ma anche silenzioso e distante.

Lo potevi scorgere mentre cercava di donare il sorriso a qualcuno, togliendolo a sé stesso, ma anche seduto su una panchina che inerme guardava un orizzonte che sembrava divorarlo.

Lo potevi sentire forte, così forte da pensarlo invincibile, ma scorgerlo prendere per mano qualcuno, cercando quella forza che lo stava abbandonando.

Lui era così, lo era sempre stato, sin dal giorno in cui lo avevo visto.

C’erano guerre che sapeva combattere, ma anche piccolezze che non riusciva a vincere.

Lui era come una medaglia,  due facce distinte e contrapposte, una persona che viveva la sua dualità.

Da lui potevi aspettarti di tutto, perchè non c’era nulla che lo impauriva, non temeva il confronto, sopratutto con sé stesso, non temeva la sconfitta, perchè lo aiutava a crescere, non temeva l’ignoto, perchè lo arricchiva, ma da lui potevi anche aspettarti il nulla.

Non era così difficile nel vederlo assorto, con le sue cuffie bianche ad ascoltare della musica, l’unica vera amica che aveva, l’unica cosa che lo isolava da tutto e tutti.

Vedendolo, capivi quanto era difficile vivere in questo mondo, capivi che anche i generali soffrono, che anche i leader soffrono, che anche i duri si rompono.

Lui era questo, lo era sempre stato e da sempre lo viveva affannosamente.

Forse era pesante anche per lui vivere così, ma aveva capito che nel momento in cui era diventato importante per qualcuno, non poteva più permettersi di farsi veder piangere o insicuro.

E da allora, aveva imparato a sotterrare la paura, ma da adulto aveva capito che non l’aveva vinta ma solo nascosta e voltandosi, guardando il passato, ne aveva scorto i germogli. Andava affrontata ancora una volta, lo sapeva.

Da adulto aveva capito che per vivere il presente doveva accettare il passato, ma non ci riusciva o lo faceva con fatica, perchè il suo passato era stato pesante.

Non si sentiva vittima, ma stanco sì.

Chiusi il libro, riflettendoci un pò e capii che la mia vita non era diversa da quella di mille persone.

Poi guardai l’orizzonte e lo vidi, alzai la mano, lo chiamai e un sorriso si stampò sulla mia faccia. Poco importa se era solo un sogno, in qualche modo eravamo insieme, mi bastava così.

Non era facile pensare a quel giorno, non lo era mai stato.

Così. per dire. CJJ