Ho sentito bene il colpo delle sue nocche che battevano sulla mia porta a vetri.

La sua sagoma all’esterno in attesa di una mia risposta ed io al di qua che la osservavo chiedendomi cosa fare.

Avrei potuto aprirle e farla entrare, come avrei potuto rimanere lì in silenzio, senza essere visto aspettando che se ne andasse.

Un altro colpo ed un altro ancora, ed io fermo lì a pensare.

Sapevo cosa aspettarmi se l’avessi fatta entrare, ma sapevo anche che quella era l’occasione giusta per parlarle.

Avevamo bisogno di confrontarci. Da tempo, direi, ma come tutte le cose che sono difficili o più complesse si tende ad allontanarle come se potessimo evitarle, come se evitandole stessimo meglio.

Lei aveva avuto coraggio, io quanto pare no. Lei aveva più forza di me, io quanto pare no. Lei era pronta a farlo, io quanto pare no.

Bussò un’altra volta, mi decisi, dovevo farlo non per lei, ma per me.

Tirai il fiato, chiusi gli occhi cercando il coraggio che non avevo e mi avvia verso la porta.

La sua sagoma non c’era più. Lei non c’era più.

Aprii la porta velocemente, mi guardai intorno cercandola. Non c’era più davvero.

Che errore avevo commesso. Che maledetto errore.

Chiusi la porta deluso di me, deluso delle mie paure.

Chissà se mai l’avrei rivista, chissà se mai sarebbe tornata da me, chissà se mai avrebbe bussato alla mia porta, chissà se mai le avrei potuto chiedere il motivo di tante cose, chissà se …

Non posso che sollevare la testa, alzare lo sguardo e cercare delle risposte lassù. Le stelle del cielo sono gli occhi dei nostri antenati che ci guardano senza giudicarci.

Avevo avuto l’occasione di parlare alla mia anima, aveva bussato alla mia porta, ma ho avuto paura di quello che mi avrebbe detto. Quante cose ho sbagliato in questa vita e quante ancora sbaglierò, ma lo capirò sempre dopo. Come tutti quanti.