Un rivolo d’acqua che sgorga tra rocce consumate in un’altura montana, dove il cielo è celeste, i prati verdi e le nuvole bianche. Delle marmotte che cantano in lontananza e una di loro che osserva il paesaggio alla ricerca di un possibile pericolo, uccelli rapaci che sorvolano le vette cercando delle prede, e tanti fiori bianchi che colorano la valle.

Metro dopo metro, il rivolo accresce la sua dimensione, unendosi ad altre dolci sorgenti, e sempre più veloce si dirige verso la valle.

Qualche animale che si abbevera e qualche insenatura dove l’impeto della corsa si attenua, ma il rivolo d’acqua, oramai torrente, sente la forza della sua scombinata struttura, legami molecolari che uniscono una materia di per sè informe, ma costretta a scorrere lungo un letto che anno dopo anno qualche altra goccia d’acqua ha solcato.

Il rivolo diventato torrente, lungo il suo percorso, accoglie altri corsi d’acqua, diventanto sempre più grande e crescendo si trova in zone sempre meno remote e solitarie, in zone dove la natura è stata sostituita con cemento, acciaio e muratura, dove la limpidezza del cielo è stata sostituita dalla smog e dall’inquinamento, dove non ci sono più stambecchi o fiori, ma ratti e detriti.

Una volta era felice, il rivolo d’acqua, ma diventato adulto, diventato grande, i pensieri e le preoccupazioni sono diventate grandi come la sua dimensione, ma il suo viaggio continua, esperienza dopo esperienza, curva dopo curva, fino a quando, sentendosi oramai pronto, sfocia in un mare di acqua, non più dolce e cristallina, ma salata.

E’ in quel momento che la sua natura cambia e si trasforma, perdendosi nell’immenso e lasciando la sua vita terrena.

Bene, provate a rivedere tutta la storia sostituendo al ruscello la vita umana, immaginando ogni singola gocciolina di acqua con esperienza e pensieri che crescono e ingigantisco, pensando il percorso che facciamo da quando siamo sulla montagna fino a quando la nostra identità svanisce mescolandosi con il nulla.

Come spesso mi sono detto, basta guardare la natura per capire la nostra vita. Siamo noi a considerarci superiori, non certo lei a crederlo.

così. per dire. CJJ