Le cose si capiscono solo vivendolo, non c’è dubbio.

Non è possibile capire, percepire, ma nemmeno immaginare cosa sia vivere una vita per un’altra persona in un altro posto.

Ci si può fare un’idea sugli stereotipi che esistono, spesso riportati agli estremi di quello che una nazione, un paese, uno stato, una provincia, una città ha, ma nulla di più di semplici e, spesso stupidi, stereotipi.

Succede quindi che solo vivendo sulla sua interezza, nella sua quotidianità, nella sua stravaganza, nella sua intrigata e surreale voglia di diversità, che si capisce davvero quello che si ha davanti.

Ed una volta capito, una volta assorbito, una volta fatto nostro, non ci rimane altro che goderne o scapparne.

Non ci sono altre vie, non c’è una via di mezzo, in certi posti o l’amore ti affascia e il nulla ti sembra il tutto e il tutto diventa nulla, oppure ne rimani così scioccato, sbigottito, forse infastidito, che ne scappi a gambe levate.

Ho deciso che dovevo capirlo, ma da solo, che dovevo viverlo, ma da solo, che dovevo percepire quello che succedeva, che gli succedeva, ma da solo e l’ho fatto, alla faccia di tutti.

On ci capisco molto, forse, ma ho vissuto esperienze importanti che mi permettono di dire che è un gigante.

Si, solo un gigante può fare quello che sta facendo, può sopportare quello che sta sopportando, può accettare quello che sta accettando, perchè io, dopo pochi giorni, non faccio altro che guardare fuori da una finestra domandandomi di quel mondo che mi circonda, come se fossi in galera.

MI sono fermato in quella panchina, mi ci sono fermato tutti i giorni da quando ci sono, ed ho riflettuto molto.

Ho capito tante cose, come quella che “sei solo un piccolo sasso sul corso di un fiume. non puoi fermarlo, puoi solo assecondarlo. quindi lasciati sfiorare dalle sue acque e rilassa la mente. domani vedrai che tutto sarà più leggero e te sarai pronto a farti baciare dal sole”

e dopo marzo venne…

così. per dire. CJJ