Gli bastò chiudere gli occhi perchè la mente corresse là dove il cuore era da molto tempo.

Corpo e anima divisi da fisicità e spiritualità, divisi tra avere ed essere, tra provare e immaginare.

Piccoli attimi di nulla, di secondi non scanditi nell’orologio della vita, attimi fugaci e sfuggenti di incredibile dolcezza.

Aveva capito, con il passare dei giorni, quanto fosse superflua la concretezza delle cose a fronte della immensità dell’immaginazione.

Gli bastava chiudere gli occhi per trovarsi in posti belli o con persone sorridenti, vivere attimi spensierati, senza dover sfuggire ai pensieri o alla pressione della vita.

Aveva capito che gli bastava fermarsi e chiudere gli occhi, per lasciar navigare la mente, aveva capito che lui era il suo miglior amico e l’unico eterno compagno della vita.

Non era stato facile accettarlo, forse ancor più difficile che capirlo, ma dopo aver pianto per la delusione degli altri, aveva capito che quella era la sua strada per la serenità.

Gli bastava poco, chiudere gli occhi, per tornare a correre nei prati del cuore e poco gli importava se tutto questo accadeva dentro di sè, poco gli importava se non erano cose concrete, per gli altri, perchè lo erano per lui e gli bastavano.

Di necessità virtù, si ripeteva e se anche poteva sembra stupido aver dato un nome alle persone del suo silenzio, si sentiva felice.

Chi siamo noi per giudicare un uomo solo che si avvolge nei suoi pensieri?

Chi siamo noi per capire un uomo che sorride ai sogni?

Chiuse gli occhi e passeggiando nel suo mondo, iniziò a sorridere, perchè nel buio della notte aveva trovato il modo per godere dei colori.

The purest and most thoughtful minds are those which love color the most. J. Ruskin

così. per dire. CJJ