Non c’era una ragione valida per la quale scriveva, lui doveva farlo, sopratutto quando il mondo gli si mostrava dinanzi, dubbioso e serio.

Non sapeva nemmeno lui il perchè di quella “necessità”, perchè tale era, ma quando sentiva quelle vibrazioni venirgli dal cuore e il cervello concentrato su un’idea, doveva scrivere, poteva solo scrivere. Non era importante se fosse su carta, su un pc o prendendo una nota vocale, ma doveva farlo per recuperare tranquillità, lucidità e per lasciare memoria a chi verrà, di quell’attimo che lo aveva preso a sè.

Non scriveva seguendo dei canoni, nemmeno degli schemi, per piacera qualcuno o raggiungere qualcosa, men che mai seguendo le regole base della scrittura professionale, per lui scrivere era una forma di terapia che da quel giorno, da quel lontano giorno, lo curava, aiutava e sosteneva ogni qualvolta si raggomitolava in sè, cercandosi di capire.

Non era per rabbia, per dolore o perchè fosse triste, per gioia, per esternare felicità o gli obiettivi che aveva raggiunto, no,  aveva capito che scriveva ogni qualvolta qualcosa del mondo lo colpiva dritto nel cuore.

Non si preoccupava se qualcuno lo leggesse, se qualcuno lo fraintendesse o se qualcuno lo deridesse, essendo per lui, la scrittura, un compagno sorridende della vita, ogni qualvolta impugnava quella penna color oro e la accingeva su quei fogli quadrettati, sapeva che non appena avesse alzato il capo e osservato quei tratti curvilinei neri, sarebbe stato sereno.

Che strana la vita, che strano lui, che strano scrivere.

Spesso si chiedeva che fine avessero fatto quella migliaia di piccoli racconti quotidiani che aveva scritto, altrettanto spesso si chiedeva perchè in venti anni non ne aveva mai riletto nemmeno uno, ma non cercando domande e non interessandogli le risposte, lui lo faceva ed era felice quando con un piccolo pezzo di carta e una manciata di parole, recuperava quella interiorità di cui era geloso.

Forse era per proteggere la sua anima, che non rileggeva mai quello che scriveva, chissà.

Forse era perchè non riuscendo a guardare al passato, giudicandolo e giudicandosi, ma solo al futuro, che desiderava immortalare il presente con la sola convinzione di averlo chiuso lì, da qualche parte nel mondo.

Forse perchè sentiva le anime delle persone allontanarsi da quel mondo fatto di sentimenti e uguaglianza, che lui amava e desiderava sapere che avrebbe potuto ritrovarsi.

Forse perchè consapevole che l’unica cosa che davvero poteva fare era vivere il presente, pensava ad un futuro senza ricordi.

Forse per queste o per altre ragioni, ma non gli importavano così tanto, perchè se c’era una cosa di cui era sicuro è che amava essere diverso dagli altri.

Era un percorso fatto di interiorità, un percorso che gli permetteva di conoscersi e capirsi, un percorso che amava fare da solo forse eprchè erano troppe le persone che vedeva sfuggire a loro stesse.

Si, spesso aveva riflettuto su quanto le persone cercassero conferme e sicurezze negli altri evitando di guardare se stesse, quante persone erano sole, non di altri ma di se stessi, spesso vedeva persone che ripercorrevano gli errori del passato perchè incapaci di imboccare un futuro di interiorità e spiritiualità, spesso vedeva anime perse che si nascondevano dagli altri e dalla luce della vita.

Lui scriveva perchè doveva, lo doveva a se stesso e alla sua anima.

Lui scriveva perchè se un giorno fosse tornato su questo mondo era convinto di ritrovare una parte di sè, nell’unico posto che non aveva dimensione e tempo, la rete.

così. per dire. CJJ

ps il silenzio aiuta a pensare, la solitudine a valutare, lo sguardo a giudicare e l’anima a non sbagliare. Ovunque sarò e quando ci sarò, saprò cercarmi e trovandomi, saprò aiutarmi