Ieri, mentre viaggiavo per chissà dove, ho dovuto rallentare la mia corsa perchè dinanzi a me c’era qualcuno di molto più lento.

La strada non mi permetteva il sorpasso, potevo solo attendere che lo fosse, quando ho un sibilo e… una macchina ha superato me e la persona davanti.

Non voglio parlare di sicurezza stradale, anche se mi rendo sempre più conto che il primo pericolo sul quale incorriamo è rappresentato “dagli altri”, ma su qualcosa di molto diverso, la velocità.

Si, voglio parlarvi di come si affrontano le cose con il passare del tempo.

Non appena si raggiunge la maggiore età, per qualcuno anche qualche anno prima, sembra che tutto sia possibile e tutto già conosciuto. Siamo già padrone del sapere e del mondo, nulla ci impaurisce e di nulla si ha rispetto. La nostra vita è caratterizzata, soprattutto, dal “voler arrivare” da qualsiasi parte; sul lavoro, sulla famiglia, su una macchina nuova, ovunque basta che si corra e si dimostri quanto è frenetica la vita.

Poi arriva la famiglia, i figli, i primi acciacchi, i primi pensieri seri (quelli che gli adolescenti, beati loro, nemmeno possono capire) e tutto diventa un incastro, un equilibrio, un sofisticato gioco di ruolo. E’ lì, che le cose iniziano a rallentare, che si inizia a prendere del tempo per riflettere e decidere, che si preferisci “pensarci su” prima di fare.

Passato il tempo dello “zaino sulle spalle” dove tutto pesa e poi quanto, dove il mondo si appoggia su di te schiacciandoti, arriva al momento in cui gli altri ti fanno sentire “vecchio” e non più utile. Un momento difficile da capire e accettare, un momento dove la tua esperienza sembra “fuffa”, dove le tue saggezze sembrano “favole”, dove ci si rivolge a te solo per gli “aneddoti” o poco più. In questo ultima parte della vita, la velocità delle cose che facciamo diminuisce ancora, ancora ed ancor più.

Bene, ieri, mentre il giovanotto ci superava ignaro di quello che avrebbe potuto causare, ho rivisto nella velocità un insegnamento della vita.

Lui, il ragazzo, doveva correre per andare da qualche parte, l’importante era arrivarci prima del vento. Io, un pò più adulto di lui, ma più giovane di chi mi precedeva,  ho dovuto rallentare perchè consapevole del pericolo della vita e, altrettanto consapevole, che l’importante era arrivare dove andavo e lui, ancor più vecchio di noi, non aveva furia di arrivare, perchè ogni viaggio che faceva lo avvicinava al traguardo.

Ieri, in una calda giornata di fine estate,  due persone che non conoscevo e mai conoscerò, mi hanno spiegato una cosa banale: tutti e tre andiamo verso un traguardo, purtroppo lo stesso. Il ragazzo aveva furia di arrivarci e lui, davanti a me, nessuna.

Non sprecate nulla della vita, nulla, nemmeno il tempo. E’ vero che correndo si arriva prima, ma è altrettanto vero che correndo non si percepiscono molti particolari della vita, particolari che non vedrete più. Spendete un secondo per voi, lo recupererete alla fine.

così. per dire. CJJ