Con il passare del tempo si diventa sempre meno disponibili a capire e ad accettare. Forse perchè se ne sono passate tante, forse perchè la pazienza inizia a scemare, forse perchè l’esperienza ci ha insegnato a scindere le cose o, forse, perchè la vita c’ha talmente rotto le palle, che ogni variabile sul “tema” ci disturba.

Rimane il fatto che più si cresce e meno si riesce a sopportare l’altrui persona, meno si riesce a stare in silenzio e meno si è capaci di fingere indifferenza.

Poi ti guardi intorno e pensi che escludendo i primi anni, dove nemmeno sai chi eri e che facevi, se escludi il tempo degli studi, dove i problemi più grandi erano racchiusi tra voti, moto, donne, calcio e P..o, ti rendi conto che non hai fatto altro che lavorare, condividendo il tuo tempo, i tuoi dolori e le tue gioie con persone che non hai scelto, che non hai voluto, che alla fine ti erano estranee.

Succede così che volente o meno, chi ti vive nelle migliori ore del giorno e nei migliori anni della vita, siano proprio questi perfetti sconosciuti che, giorno dopo giorno, diventano conosciuti.

Da lì partono equilibri fini e mutevoli, meccanismi che ti portano a vivere per sopravvivere, che ti portano a isolarti per non arrabbiarti, che ti portano a esternare per condividere, che ti portano a chiuderti per non urlare.

Equilibri così delicati che stentano a radicarsi, che difficilmente si trasformano in amicizie, che raramente creano legami veri, tanto che spesso capita di sentir dire “non dobbiamo essere amici, siamo qui solo per lavorare”.

Ed è su questo che oggi voglio soffermarmi, sul senso del lavoro e del tempo che regaliamo. Si sul tempo che nessuno può comprare ma che tutti possono usare, un tempo che non ha prezzo, ma che ti viene regalato, un tempo che scorre ma che non può essere ripreso, un tempo che sprechiamo con gli altri e non con chi vorremo, un tempo che pieghiamo ai sentimenti perchè non possiamo fare altro.

Che senso ha vivere per sopravvivere?

Che senso ha vivere per lavorare, perdendoci così la gioia di condividere quanto di bello abbiamo con chi amiamo?

Che senso ha ritrovarsi vecchi, senza forze ed energie?

Che senso ha, condividere spazi e tepo, con chi non capiamo più o non riusciamo a farci capire?

Che senso ha lamentarsi sempre, perchè non ci riesce agire?

Eppure è così, perchè conosco così tante persone che non amano fare quello che fanno, persone che subiscono il lavoro, invece di donarsi al lavoro, persone che si sentono sfruttate e persone che si fanno sfruttare, persone che piangono pur avendo e persone che vorrebbero avere e senza dignità si piegano.

Si, lo strumento che ci regala l’illusione di gestire il tempo, il vile denaro, ottenuto da un più o meno soddisfacente lavoro, è quanto di più inconcepile che abbiamo fatto.

Vivere ore e ore nel silenzio, perchè… oramai è così, vivere in muri di cemento, perchè…. oramai è così, vivere umiliazioni e incomprensioni, perchè…oramai è così, che senso ti da alla vita?

Che senso ha vivere cercando la libertà, o rimpiangendola, ma non aver la forza di “donartela”?

Che senso ha vivere la libertà e l’illusione di non “aver padroni” quando rimpiangiamo il non potersi ammalare?

Insomma, chi nasce libero sente il peso della solitudine e chi nasce “legato” sente il profumo della libertà, ma tutti e due non sono soddisfatti perchè questa vita, in un modo o nell’altro ha comprato ogni parte del tuo mondo.

Rimangono attimi, piccoli istanti, in cui ci si libera di questi faticosi fardelli, piccoli attimi in cui si sorride senza pensare, piccoli attimi in cui il mondo è poco importante, ma sono troppo pochi, davvero troppo pochi.

Ed allora pensate bene a quello che fate nella vostra vita, pensate bene se merita continuare a provare o prova a cambiare, pensate bene a chi avete intorno perchè oggi ci siete, domani chissà? pensate bene a cosa provate, perchè reprimere non serve a nulla, ma nemmeno esternare se non siete visti, pensate bene a chi amate e se lo amate davvero, pensate bene se vale la pena attendere soffrendo o se fosse meglio accettare che vi siete sbagliati, pensate bene se sia giusto stare in una stanza in silenzio con qualcuno, ma in silenzio perchè oramai siete lontani, pensate bene se quella musica che ascoltate, non è l’unico compagno che vi è rimasto, pensate bene a coloro che si dicono amici e se li considerate tali anche voi, insomma, considerate bene ogni singolo aspetto della vita, ma fatelo seriamente, perchè ogni istante che scorrerete immersi nei pensieri, vi toglierete forze ed energie, vi toglierete sorrisi e futuro, vi negherete il diritto di vivere.

Ma io dico… questa è vita?

Ma io dico… questa è la vita che vi eravate prefissi?

Ma io dico… questo è ciò che vi rasserena?

Ma io dico… ne vale la pena?

Smettete di lamentarvi di tutto senza cambiar nulla ed iniziate a fare di tutto per cambiare qualcosa e chissà, magari quel “ma io dico…” vi uscirà una volta in meno dalla bocca.

C’è un tempo per sognare, uno per pensare, uno per agire, uno per piangere ed uno per …. mandare in culo quello che vi fa male.

così. per dire. CJJ